4 Settembre 2025
La decarbonizzazione come opportunità strategica per le PMI europee

Secondo la terza edizione del “Climate Transition Barometer”, realizzata da Boston Consulting Group (BCG) in collaborazione con Argos Wityu, ben l’85 % delle medie imprese europee considera oggi la decarbonizzazione un’opportunità strategica — un aumento significativo rispetto al 67 % del 2024, registrando così un balzo di 18 punti percentuali in appena un anno.
Lo studio mette in luce un cambio di prospettiva significativo, sostenuto da una nuova consapevolezza e da mercati sempre più selettivi. Oggi quasi nove imprese su dieci (88%) considerano la transizione ecologica un fattore strategico per la competitività. Questo spostamento segna la decarbonizzazione non più come mero adempimento normativo, ma come un driver di sviluppo industriale, strategia e posizionamento competitivo.
Azioni concrete e impegno crescente
Il 29% delle aziende riconosce già un ritorno competitivo dai progetti di sostenibilità, mentre un ulteriore 53% si aspetta di ottenerlo nel prossimo futuro. A spingere verso questa direzione è soprattutto la domanda del mercato – in particolare nel B2B – indicata dal 63% delle imprese come leva principale nelle scelte climatiche.
Anche il quadro normativo resta un elemento decisivo: il 70% delle aziende lo interpreta come un supporto utile a dare ordine e stabilità ai piani di decarbonizzazione. Tuttavia, circa la metà delle imprese lamenta la complessità delle regole e la mancanza di chiarezza come ostacoli concreti. Il pacchetto europeo di semplificazione (EU Omnibus) va in questa direzione, ma riflette anche un contesto legislativo in costante evoluzione che, senza maggiore coerenza e continuità, rischia di rallentare la transizione proprio nel momento in cui servirebbe accelerarla.
Tra i principali ostacoli alla transizione spicca la questione economica: il 62% delle imprese segnala vincoli finanziari come il freno più rilevante. A confermarlo è il calo della quota di aziende che destinano oltre il 10% degli investimenti annuali a progetti di decarbonizzazione, oggi ferma al 12% (-8 punti rispetto all’anno precedente). Le imprese, quindi, non abbandonano i progetti, ma li gestiscono con maggiore prudenza, evidenziando l’urgenza di strumenti finanziari mirati e di un sostegno più deciso da parte di banche, investitori e istituzioni pubbliche.
I vantaggi, però, sono evidenti. Il 75% dei dirigenti intervistati cita il contenimento dei costi energetici come principale beneficio della transizione. Seguono l’apertura a nuovi mercati o l’aumento della quota di mercato (52%) e l’ottenimento di condizioni di credito più favorevoli (44%, +8 punti). Tra gli effetti positivi rientrano anche la capacità di attrarre talenti (38%) e i sussidi pubblici (30%, -6 punti). Più marginali, invece, il miglioramento della sicurezza delle forniture (25%, -10 punti) e la possibilità di applicare un premium price sui prodotti o servizi (13%, -9 punti).
Impatto settoriale e geografico
La transizione alla decarbonizzazione sta interessando tutti i settori, con progressi notevoli nell’agroalimentare, dove le imprese che la vedono come opportunità strategica sono salite dal 50% nel 2024 all’80% nel 2025.
Sul piano geografico, emergono differenze nazionali:
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Germania e Italia guidano con circa il 54% delle imprese già attive in progetti di decarbonizzazione.
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Regno Unito (per la prima volta incluso nell’indagine) mostra segnali di accelerazione: 42% attivo e 40% che ha incrementato il ritmo nel 2025.
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Benelux registra un consenso quasi unanime: 95% delle aziende considera la decarbonizzazione importante o critica.
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In Francia, invece, emergono tensioni: 1/3 delle imprese percepisce la transizione come vincolo o rischio, segnalando crescente insofferenza verso l’incertezza normativa.