Il Ministero delle infrastrutture e trasporti è intervenuto con il Decreto del 16 settembre, decreto attuativo che va a definire gli aspetti in precedenza stabiliti dal Decreto Rilancio a giugno 2021.
L’obiettivo della normativa in materia di mobility management è quello della riduzione strutturale e permanente dell’impatto ambientale del traffico privato, promuovendo interventi di organizzazione e gestione degli spostamenti sistematici casa-lavoro, con l’utilizzo di sistemi condivisi e a ridotto impatto ambientale (bici/car sharing, car pooling, ecc) invece delle auto private.
Per raggiungere questo scopo sono state istituite le figure del mobility manager e del mobility manager d’area. La differenza tra le due figure è l’ambito territoriale di riferimento:
Lo spartiacque dei cento dipendenti è indicativo per l’obbligo di nomina del mobility manager, che può comunque essere nominato in forma volontaria anche nelle aziende al disotto della soglia prevista e dagli enti locali non tenuti all’obbligo di legge.
Il compito dei mobility manager consta nella redazione dei c.d. piani degli spostamenti casa-lavoro (PSCL) che, sulla base di un assessment dell’azienda, dovranno definire annualmente strategie e misure alternative all’utilizzo delle auto private, sulla base di linee guida predisposte dal Ministero.
L’impatto ambientale non è visto solo lato interno all’azienda, ma dovrà tener conto anche di figure esterne che direttamente possono influire sull’impatto aziendale ambientale.
Di fatto quindi, tra i compiti dei mobility manager, rientrano ad esempio:
Con il nuovo decreto attuativo, vengono apportate alcune novità.
La principale riguarda proprio il requisito dei 100 dipendenti per lo scatto di obbligatorietà della nomina del mobility manager. Nel testo del decreto troviamo da ora che «In caso di società infragruppo ubicate nella stessa unità locale, la soglia dei 100 dipendenti è calcolata sommando i dipendenti delle diverse società del raggruppamento».
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