Il comma 1 dell’art. 13 statuisce l’importanza fondamentale della sostenibilità degli oneri dell’indebitamento con i flussi di cassa che l’impresa è in grado di generare e, l’adeguatezza dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi.
Per poter valutare l’adeguatezza della gestione di un’azienda, dal lato di eventuali stakeholder – in particolare investitori – saper redigere un rendiconto finanziario permetterà una lettura semplificata, immediata ed efficace della situazione interna.
Di fatto il rendiconto è composto di tre parti:
L’azienda che non riesce a produrre adeguati flussi di cassa tramite la gestione operativa, dovrà forzatamente ricercare risorse di nuova finanza. Questo comportamento non farà altro però che influenzare gli indicatori di crisi, innescando il sistema di allerta.
Meno nuova, ma meno nota, è la rilevanza accordata dal Codice Civile in tema di rendicontazione non finanziaria: l’art. 2428 richiede infatti l’esposizione di indicatori di risultato finanziari e non finanziari, oltre ad informazioni attinenti all’ambiente e al personale.
Nella scelta di sostenere un investimento o meno, sempre più spesso i vari attori economici – banche, piuttosto che investitori privati – valutano oltre ad i risultati, informazioni non economiche e soprattutto prospettiche.
Le linee guida di redazione sono fornite dal Dlgs 254/2016 che richiede in prima istanza di individuare:
Dovranno poi essere indicate ulteriori informazioni inerenti:
Inoltre, le informazioni rese dovranno essere messe a confronto con i periodi precedenti, così da poter dimostrare l’orientamento della gestione e dell’attività aziendale.
Accanto ai budget, i forecast ed i piani pluriennali, ricoprono sempre più importanza i rendiconti non finanziari, perché capaci di evidenziare fattori imprescindibili che possono influire sul percorso aziendale e in contropartita motivare altre variabili eventualmente negative.
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